Vita

Secondo alcuni biografi (Tafuri, Mazzarella e altri) Gabriele Altilio sarebbe nato nel 1436 a Cuccaro Vetere; secondo altri, ed è oggi l'opinione prevalente, sarebbe invece nato a Caggiano. Tra gli storici locali, il Lamattina sostiene la tesi ultima, mentre G.B. Del Buono sostiene che il poeta sia nato a  Cuccaro. L'origine caggianese è sostenuta anche da Fausto Nicolini, nella voce "Altilio" dell'Enciclopedia Italiana, che ne fissa la data di nascita a prima del 1440.

La data di nascita è quindi incerta, mentre sembra certa la data e il luogo della morte, cioè a Policastro nel 1501.  Tale è il parere di Giovio (nelle Elogia Doctorum Virorum), ed è confermato dall'ultimo documento a firma di Altilio, una lettera pastorale datata 20 gennaio 1501 e tuttora conservata nell'Archivio vescovile (ma che io non ho vista).

Della sua infanzia non sappiamo nulla; lo troviamo gà adulto alla corte aragonese. Secondo il Del Buono vi potè giungere forse per l'interessamento di altri illustri cittadini di Cuccaro, già presenti alla corte. Si ritiene che la sua origine fosse modesta e che avesse intrapreso gli studi ecclesiastici; forse aveva già ricevuto gli ordini minori quando giunse a corte.

Fu di grande erudizione: padroneggiava non solo il latino, ma il greco e la filosofia. I suoi contemporanei lo qualificavano ''Elegantissimus poeta", "doctissimus".

Fu accademico pontaniano, e amico del Pontano che  lo stimava molto (tanto che lo ricorda nell'Actius e in altri dialoghi e gli dedicò il De magnificentia), del Sannazaro, del Cariteo e del Galateo (che gli dedicò il De podagra).

Su consiglio del Pontano fu scelto dal Duca di Calabria, il futuro re Alfonso II come educatore di suo figlio, il principe Ferrandino (1467-96), che a sua volta fu  re nelle ultime convulse fasi della sua vita.

Ricoprì delicati incarichi alla corte di Ferdinando I (re di Napoli dal 1458 al 1494)  e di Alfonso II (1494-95)

Fu incaricato di varie missioni politiche e diplomatiche presso gli altri Stati italiani e presso il Pontefice, e per questo premiato con la prepositura di Santa Maria de Luco, con una pensione annua di dodici ducati (1482).

Negli anni 1482-84 seguì Alfonso nella guerra contro Venezia, percorrendo l'Abruzzo, la Romagna, il Ferrarese e la Lombardia. Assieme al Pontano partecipò alla pace di Bagnolo (1484); lo stesso anno fu per incarico del Principe di Capua presso l'Orsini a Vicovaro, dove ritornò per ordine del re il 23 settembre dello stesso anno. nello stesso anno (agosto-settembre 1484) fu a Roma.

Nel 1485 fu in Puglia "come segretario di Stato" (dice il Tafuri) al seguito di Ferrandino che combatteva i baroni ribelli, poi fu con lui in Abruzzo nel 1488 (ad Ortona, Lanciano e Rigasomolo) e nel 1492 a Roma.

Per le nozze tra Isabella d'Aragona e Gian Galeazzo Sforza duca di Milano (gennaio 1489)  compose il celebre Epitalamio, che fu lodato da Sannazzaro, Pontano e molti altri.

Il 14 novembre 1490 il re Ferdinando concesse al poeta altri benefici: le prepositure di S. Pietro a Leporano, di S. Lucia di Castelvecchio, di S. Pietro di Campogalano e di S. Vittoria, e il privilegio di non pagare più le tasse. Nel febbraio 1492 era in Puglia, nello stesso anno accompagnò Ferrandino a Roma.

L'8 gennaio 1493 fu nominato vescovo di Policastro, ma rimase ancora presso la corte aragonese per le sue delicate mansioni diplomatiche.

Nel maggio1493 fu a Roma per trattare l'avvicinamento del cardinale Giuliano della Rovere con gli Aragonesi, e poi fu al seguito di Ferrandino (dal 1494 duca di Calabria), inviato in Romagna da Alfonso II (luglio 1494); scopo della missione era di rendere più sicuri i confini del Regno dalle minacce di Carlo VIII.

Ma a seguito della discesa in Italia di quest'ultimo il re Alfonso il 21 gennaio 1495 abdicò a favore del figlio e partì per l'esilio. Ferrandino fu incoronato il 23 gennaio, ma, vistosi abbandonato e con i francesi alle porte, partì prima per Ischia e poi per l'esilio (23 febbraio). L'Altilio fu suo segretario politico e molti documenti sono firmati "Ferdinandus - Altilius". Anche l'abdicazione di Ferrandino fu scritta e controfirmata dall'Altilio.

Questi lasciò Napoli e si ritirò nella quiete della sua sede di Policastro, dedicandosi alla teologia e all'attività pastorale. Quivi morì nel 1501.

Opere

La sua poesia più famosa è il ricordato epitalamio catulliano per le nozze di Isabella d'Aragona  con Gian Galeazzo Sforza pubblicato postumo in appendice al De partu Virginis di Sannazaro (1528), tradotto in italiano da G.B. Carminati (Padova 1730). La migliore edizione, con ampio commento, è quella di Michele Tafuri (Napoli 1804); ivi anche altre poesie latine e un'epistola. Una nuova edizione dell'Epitalamio fu data dal Benterle (1956).

Carmina
ed elegie sono altresì nel cod. 9977 della Biblioteca Nazionale di Vienna, edito dal D'Angelo nel 1914. Divisi in sei parti, la prima contiene dodici carmina amatoria (particolarmente notevole un inno a Venere), la seconda un frammento di poema bucolico, la terza, elegie dirette agli amici (della quale la X è diretta a Baldassarre Castigllione), la quata alcuni Somnia, la quinta due composizioni di argomento storico, e la sesta una Elegia in discessu a Musis

Bibliografia

L. M. Tafuri, Notizie storiche intorno alla vita di Gabriele Altilio, Napoli, 1803

E. Percopo, Nuovi documenti sugli scrittori e artisti del periodo aragonese, in Archivio Storico per le province napoletane, 19, (1894), pp. 561-574

Eligio Raffaele D'Angelo, Gabrielis Altilii Carmina, Napoli, 1914.

G. Benterle, L'epitalamio di Gabriele Altilio per le nozze di G. Galeazzo Sforza e Isabella d'Aragona, in Atti e Memorie dell'Acc. d'agric. scienze e lettere di Verona, s. 6 (1955-56), pp. 165-190.


Notizie desunte da: Giovanni Battista Del Buono, "Profilo Storico del Basso Cilento - Gabriele Altilio da Cuccaro Vetere, poeta latino", 1983, dalla voce "Altilio" dell'Enciclopedia Italiana Treccani, e dalla voce "Altilio" del Dizionario Biografico degli Italiani (entrambe firmate da Fausto Nicolini)

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